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one month ago

one month ago

É passato soltanto un mese,
resterai con me se ti regalerò il mio cuore
e da lì potrai osservare per ore ed ore
quanto é grande il mio amore.
Noi siamo perfetti, noi siamo infinito
Così in alto da toccare il cielo con un dito.
Tu sei quella con cui vorrei stare,
quella che vorrei sposare
come hanno fatto le nostre anime
che si sono lavate con le lacrime.
Per un passato triste e sofferente
la cura cura é il nostro animo ardente
Di passione che ci porta ad avere
un senso innato del dovere.
Il nostro amore non é un obbligo,
che va fatto conservare in frigo,
va fatto, come noi, crescere
e volare via come cenere.
Per me sei stata inaspettata,
mi hai reso non più nota stonata,
ma nota positiva di una melodia inventata.
Tu mi porti il sorriso,
tanto da essere ormai stato inciso
sul mio stanco viso.
É una cosa nuova e bella per me
avere al mio fianco una dea come te.
La tua dolcezza nascosta
mi parla piu di ogni tua risposta
Lo so ammetterla ti costa,
magari per una passata batosta.
Il mio ti amo viene dal cuore,
da buon esploratore scopri il mio caldo amore

Carlo Schieda

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Quando conobbi i tuoi occhi
Decisi di mettermi per mare.
Amai subito il solcare
Oceani,
Immani,
Tempestosi, potenti come i rintocchi
Che squarciano i sospiri notturni.

Perché stai male?
Chi inquinò quegli occhi di mare?
Quale nave, colma di dolore,
Ti è naufragata nel cuore?

Si è stagnata quella potenza,
Non l’oceano di acque più vedo
Ma di ghiaccio e gelo.
Sono senza onde né vento,
Sono senza te,
Sono senza.

A vele abbassate.
Eccomi! Marinaio nell’Artico
Di un animo spento.
Scavo con le mani, coi remi,
Spossato, con i polmoni pieni
Di gelo, labbra arse di freddo,
Ma, anche solo, persevero.

Troverò il tuo cuore,
Troverò le reliquie d’un passato d’amore.

(In collaborazione con BlackDawn)

Call me, if you want to come back

Call me, if you want to come back

La delusione mi ha sempre fatta sentire parte di una solitudine più grande.
La solitudine collettiva che abbraccia l’Universo intero e da cui nessuno può scappare.
La solitudine formata dalle stesse insicurezze, dalle stesse domande.
Qualcuno, malato d’amore, una volta, mi disse che “il dolore è il segno supremo dell’empatia”.
Ed è vero: l’amore induce le persone a fare le cose più disperate.
Fortifica.
Strazia.
Cura.
Soffoca.
Urla.
Piange.
Ride.
Costringe all’apnea.
Diventa la tua unica ragione di respiro.
E’ capriccioso.
Trova mille modi per dire “addio”.
Trova sempre un modo di trasformare un “addio” in un “resta”. In un “sono ancora qui”.

Addio è una parola che io non dico mai.
Che mi spaventa.
E’ una parola che nessuno da dire, in fin dei conti.
In inglese è tutto più facile: “Goodbye”. Una sola parola per due significati.
Arrivederci.
Addio.
Come “I love you”, perchè un addio si nasconde in un arriverderci come l’amore si nasconde in un ti voglio bene.

Quando crediamo di aver dimenticato, il passato ritorna.
Ci coglie di sorpresa, una notte come tante,  mentre ascoltiamo la nostra canzone preferita; mentre, seduti sul balcone, fumiamo una sigaretta; mentre, passeggiando tra la folla, sfioriamo gli occhi la figura di qualcuno che sembra collegata al nostro passato.
Ci coglie impreparati.
Tutte le volte.

La ballata della solitudine

La ballata della solitudine

Ti aspetterò seduta sul marciapiede dove mi hai lasciata l’ultima volta con un rapido bacio sulla guancia.
Starò lì in attesa del tuo ritorno.
Non mi sposterò, non mi farò convincere dalla pioggia o dalla neve.
Sarò più forte della paura.
Sarò più forte del freddo, perché sto già sopportando quello della tua assenza.
Ti aspetterò dove tutti potranno vedermi e dove sarò oggetto di derisione per la mia attesa vana.

Tu non tornerai.
Ma io ti aspetterò.

Paradise

Paradise

Sta piovendo dal Paradiso
E tu non sei qui a goderti lo spettacolo.
Non ci sei perché sei fatta di vento,di fuoco,di acqua.
Sei fatta di ciò che al mondo non può esistere.
Sta piovendo dal Paradiso
E lo spettacolo più bello sei tu.

Canto di notte.

Canto di notte.

Scivolo come il velo della notte sui muri delle case, sui marciapiedi ormai privi di passanti.
Scivolo come una vespa nel buio delle nove e trenta di una sera come tante.
“Piove sempre sul bagnato” recita un vecchio detto.
Penso a questo mentre la pioggia esplode dal cielo, in uno scroscio di vita che irriga i campi addormentati. Bagna le strade, pizzica i fiori dal capo chino, inumidisce i capelli dei malcapitati, rende zuppi gli abiti di coloro che sono usciti senza ombrello.
Piove come solo qui sa piovere.

Bum.
Esplode la prima stella nel firmamento.
Bum Bum.
E’ il suono di un astro che entra in collisione con l’atmosfera.
Bum.Bum.
Il rumore della Luna, che cambia il suo lento ruotare, invade il cielo.
Bum.
Il cielo si tinge di fiamme.

Einsamkeit

Einsamkeit

Mi siedo sull’orlo del mio quaderno e scrivo.
Il vento sfoglia le pagine, facendomi tremare per il freddo.
Seduta con i piedi a penzoloni su di un rigo, aspetto che la penna smetta di comporre.
Mi avvolgo in un foglio, cercando di usarlo come una coperta.
Non mi scalda.

Scrivo per te che sei accordo dissonante in una scala di note tutte uguali.
Per te che sei fuori dagli schemi, che il coro non lo segui.
Che sei nota stonata in un’orchestra di strumenti tutti simili.
Chiudo gli occhi e sento musica.
Scrivo per te che suoni ciò che non esiste, perché lo stai inventando.
Scrivo.
Scrivo.
E tu suoni.
Suoni.

Bella, la parola bella è nata insieme a lei.

Bella, la parola bella è nata insieme a lei.

Bella sei tu vestita di sbaglio, che gemi, sofferente, all’ombra di una canzone ormai passata di moda.
Pena ho io dei tuoi sospiri, paura ho del tuo dolore sordo e cieco.
Non trovi via d’uscita ed io mi sento ingabbiata con te, forse per presunzione, perchè mi arrogo il diritto di affermare di aver compreso almeno in parte ciò che il tuo cuore bisbiglia in silenzio.Il tuo dolore risuona tra noi, come fossi una cassa di risonanza.
Potrei usare la parola contrizione come sinonimo del tuo bel nome, espizione come appellativo.
Sei figlia di un’illusione, nipote di una speranza.
E sei bella come solo un cuore innamorato da essere.

Li guardo, seduta sul divano. Parlano dal televisore, come fossero i depositari di un segreto mistico a loro rivelato.
L’argomento mi è ignoto. Parlano.
Sono sul pulpito più alto e si lasciano andare a discorsi privi di qualsiasi senso. O sono io a non coglierlo.
Bugie.
E’ di questo che profumano.

Di bugie.

 

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wwayne

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Per sopravvivere con gusto alla vita universitaria da fuori sede.

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Euridice, scrive. E non sarà mai sola in questo dannato, caldo inferno.

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